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U porcu te Sant'Antoni pag... 1 2

U porcu te Sant'Antoni

Un giorno in ufficio venne a trovarmi un caro amico sulla mezza età.
In mano aveva un foglietto ripiegato e ingiallito dal tempo, almeno così sembrava.
Incominciò col raccontarmi che suo padre, morto da non molto, gli aveva lasciato in eredità dei buoni fruttiferi postali al portatore, ed era venuto a sincerarsi della scadenza all’ufficio postale.
Visto che si trovava lì vicino, pensò di passare a salutarmi.
Solo per raccontarmi questo impiegò mezz’ora, sceneggiando il racconto con gli
incontri e dettagliando i fatti.
Mentre la mia gratitudine e gentilezza per la visita andava scemando, e non capivo perché mi brandisse sotto il naso questo foglietto ripiegato, continuò col raccontarmi che nell’estrarre i buoni fruttiferi, dalla busta da lettere che li conteneva, cadde in terra questo foglietto.
Scortesemente gli chiesi se quel foglietto fosse un buono e se l’avesse portato per lasciarmelo.
Altrettanto scortesemente mi fece capire che quel foglietto era più prezioso dei buoni che possedeva. Sottolineo che i buoni fruttiferi erano di poco valore ma quello non lo era… non era un buono e l’aveva portato per farmelo vedere.
Riattacco a parlarmi della sua giovinezza, di Sant’Antonio e di un maiale.
Da parte mia partirono le prime orazioni al maiale al santo e a tutta la fattoria santa; avevo del lavoro urgente da consegnare e il tempo stava volando via.
Lo stoppai chiedendogli cosa centrasse quel foglietto con Sant’Antonio e il maiale, del quale sicuramente non esistevano più nemmeno le salsicce, e soprattutto cosa volesse da me, se non era venuto per lasciarmi un buono fruttifero.
Mi rispose di fargli finire il racconto che alla fine mi sarei leccato i baffi che non avevo.
Cercai di prendere il foglietto che aveva in mano, ma non volle darmelo per paura che lo rovinassi.
Lo aprì lui con cura maniacale, facendomelo leggere a debita distanza.
Ho fatto una foto con lo smartphone e trascritto i versi di questa vecchia poesia riproponendoveli in questa pagina sperando che nel leggerli proverete la stessa se non maggiore emozione e trasporto che ho provato io.
Da bambino ho sempre sentito raccontare dagli anziani la storia di questo
maiale che veniva acquistato e lasciato libero per le strade del paese.
Ingrassato dagli abitanti di Ruffano, passava a mangiare casa per casa, veniva venduto nei giorni della festa e il ricavato devoluto a Sant’Antonio, Santo patrono di Ruffano.

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U porcu te Sant'Antonio

U porcu te Sant’Antoni e Lu miraculu
Versi di Mastro Scarpa

Te manu alli ntichi
pe usu e custume,
na storia se cunta,
te quistu Cumune.

Nu porcu crisciune
Togn’annu li boni,
pe omaggiu allu Santu
te tutti li ntoni.

Pe dogni famiia,
la bestia se utava,
cu s’inche la ventre
te ccinca truvava.
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U porcu te Sant'Antoni pag... 1 2

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