Sono nato in una soleggiata mattina di settembre del lontano 1967.
Periodo tranquillo di inizio autunno, tutto veniva vissuto con calma e serenità.
Finita l'estate caldissima e laboriosissima, quì nel Salento, ci si preparava a godere
un pò di mitezza del clima autunnale, prima di cominciare la lotta con l'inverno.
Mia madre ancora non sospettava che da quel giorno avrebbe anche dovuto fronteggiare
il terremoto che stava arrivando in casa, di lì a poco, con il mascualazzu
che stava per dare alla luce.
E sii! In quei tempi se si partoriva un maschio l’evento veniva enfatizzato con il
termine masculazzu, al contrario si sminuiva con il termine fimmineddhra se alla
luce veniva data una femmina.
Si partoriva in casa, in ospedale si veniva accettati solo se c'era pericolo di vita
e dato che, fino a quel momento, era andato tutto per il meglio io sono nato a casa
nel lettone grande. Che meraviglia!
Era ora di pranzo, quando mia madre iniziò ad avere le prime avvisaglie.
Pensò di avere tempo per organizzare quanto necessario ma non nè aveva parlato con me,
che invece volevo uscire subito, quel posto ormai mi stava troppo stretto.
Cominciò un gran via vai sconfusionato e mio padre preoccupato si recò a
chiamare la levatrice.
Bussò alla porta e questa da dentro senza aprire esclamò:
"Ci sinti? Ci gge ca oi a st’ura!"
- Chi Sei? Che cosa vuoi a quest'ora?
"Muieruma sta partutisce… Per favore veni a casa."
- Mia moglie sta per partorire… Per favore vieni a casa.
"Quannu su cuminciati i dolori?"
- Quando sono cominciate le doglie?
"Moi moi, u tieumpu cu rriu a quai."
- Da poco, il tempo di arrivare qui.
"Vane tranquillu… nce tiempu!"
- Vai tranquillo… ce tempo!
"None Cummare tocca veni fuscennu ca è ura."
- No Commare devi venire subito è ora.
"Ma ieu moi no pozzu vinire… aggiu calata a pasta."
- Io adesso non posso venire… ho buttato giù la pasta.
Mio padre al sentire quelle parole non seppe come reagire, era preoccupato, ansioso,
disperato, aveva capito che io ero quasi nato e quella perdeva tempo.
"Allora cumicia a manciare" disse "ca ieu vau… e vegniu cu li carabinieri."
- Allora incomincia a mangiare disse che io vado… e vengo con i carabinieri.
La levatrice capì che sarebbe dovuta andare, apri la porta e disse:
"spetta ca sta rriu, ma tantu prima te sta sira no nasce."
- aspetta che sto arrivando, ma tanto prima di stasera non nasce.
Imprecando contro mio padre perchè non le aveva lasciato il tempo per mangiare.
Quando arrivarono a casa, io per metà ero già fuori e vistomi comincio a
imprecare contro mia madre dicendo:
"Che cazzu sta cumbini! Ci t’ha crijata! Non eri bbona cu spetti?"
- Che cosa stai combinando! Chi ti ha creata! Non eri capace di aspettare?
Come se questo fosse dipeso dalla sua volontà.
Questo è quanto riguarda i miei primissimi secondi di vita, già uno scompiglio da 3,7 Kg.
Io finalmente.
Da quel giorno, ne ho combinate di cotte e di crude, ho continuato a crescere sempre grassoccio.
A due anni ancora non riuscivo a camminare perchè pesavo troppo, però avevo imparato a
trascinarmi col sedere e raggiungevo tutti i posti che volevo, dentro e fuori casa,
anche per strada, e immancabilmente mi tiravo tutto addosso.
Mia madre? Mamma disperazione! Per farmi stare fermo e tranquillo mi comprò un cavalluccio
a dondolo di plastica, ma quello non andava da nessuna parte e presto dovette sostituirlo
con uno con le rotelle.
Era rosso con le rotelle gialle, sempre in plastica.
Con questo andavo dovunque ma non fuori casa perché non potevo scendere le scale e lei era tranquilla.
Rotto anche quello fu la volta di un bel triciclo, sempre rosso.
Scorrazzavo per casa che era una bellezza....
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